Omaggio a Carella, alieno della musica italiana

Luca Pollini

Quanti artisti meravigliosi ci passano davanti e non sappiamo comprenderli? Tanti, troppi. Meno male che c’è chi, come Simone Avincola – cantautore e scrittore romano – da vita a un’operazione di archeologia culturale con una rara onestà intellettuale che merita tutta l’attenzione e il supporto possibile. Il suo obiettivo è semplice: riportare in superficie l’opera di Enzo Carella, attraverso un libro, un disco e una serie di concerti live.  

Carella non è mai stato da classifica – nonostante un secondo posto al Festival di Sanremo nel 1979 - ma questo non cancella il segno profondo che ha lasciato nella musica italiana. E grazie al lavoro di Avincola il suo genio – perché di questo si tratta – fortunatamente può essere riscoperto dal grande pubblico. 

«Se oggi uscisse un suo disco -  ha recentemente dichiarato - sarebbe sicuramente in classifica». E siamo d’accordo, perché i suoi album, la maggior parte pubblicati tra gli anni Settanta e gli Ottanta, suonano assolutamente contemporanei. Un suono che Avincola ha rispettato: l’album Avincola canta Carella – una selezione che raccoglie quattordici brani pescando in tutti gli album e disposti in maniera cronologica - replica i magnifici arrangiamenti dell’epoca. E questo fa capire quanto fosse “avanti” Enzo Carella che, tra le altre cose, ha il merito di aver fatto esordire come paroliere il poeta Pasquale Panella, poi utilizzato da Lucio Battisti dopo la separazione con Mogol. Ospiti del disco sono Dente, Anna Castiglia, Mille, Ciliari. 

Dolce tu per tu è invece il titolo del volume dedicato alla vita artistica e umana dell'artista scomparso nel 2017, una storia mai raccontata prima, attraversata da luci e ombre, tra vittorie scippate a Sanremo, fughe rocambolesche dai discografici, improvvise sparizioni dalle scene.

Nel libro c’è una testimonianza di Francesco Micocci che certifica come l’industria discografica di allora fosse veramente un altro mondo. Micocci racconta di come allora non ci fosse la rincorsa isterica ai numeri, la casa discografica “investiva” veramente sull’artista che poteva pubblicare almeno tre album senza l’assillo delle vendite, scegliere la propria dimensione, fare concerti: poi si decideva se continuare o meno. 

Ora si spera che il progetto giri per tutta la Penisola. Ieri c’è stata la prima data a Roma. Il concerto ha le caratteristiche di un viaggio dove Avincola e la sua band ripropongono le canzoni del cantautore scomparso, arricchite da letture tratte dal libro. Non bisogna perderlo di vista

 

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